Comparto: Arte e etica nella lotta al COVID-19

Vincitore: Luigi e Ambrogio Crespi per il documentario “A viso aperto”

La giuria assegna il Premio Internazionale Res Publica 2020 comparto Arte ed Etica contro il Covid-19, ai fratelli Ambrogio (regista) e Luigi (sceneggiatore) Crespi per il documentario A Viso Aperto. La giuria ammira il documentario per la capacità di coniugare, nella narrazione quanto nel filmato, i concetti chiave del Premio: senso civico, impegno per il bene comune, e applicazione verso il prossimo.

I fratelli Crespi portano all’attenzione del grande pubblico il legame tra malati e personale sanitario in azione  – entrambi a viso coperto, che lentamente diventa viso aperto per chi sa interpretare, attraverso il movimento degli occhi, emozioni e sentimenti. La presenza dei malati nel documentario è subliminale: per ragioni etiche gli autori si concentrano sulla psicologia del malato e della sua malattia, non sulle sofferenze. La Giuria apprezza che i fratelli Crespi evitano facili scene di intrusione nell’angoscia del malato: chiaramente gli autori non sono alla ricerca di notorietà nei media sociali.

La giuria quindi ammira che il documentario A Viso Aperto evita fotogrammi da brivido: gemiti di ricoverati in terapia intensiva sotto la maschera a ossigeno, alla disperata ricerca d’aria.  Dignitosamente, neppure si accenna all’estrema conseguenza della malattia: corpi nelle sale mortuarie, bare ammucchiate nei capannoni, autocarri dell’Esercito diretti ai cimiteri. Pur se tutto questo si presuppone, nulla si espone.

Invece i fratelli Crespi prediligono interviste ai medici, soprattutto sulle loro responsabilità di fronte a un virus inizialmente sconosciuto, obbligati dall’emergenza a fare scelte terapeutiche mai studiate nei libri di testo. Il film spiega che, pur se attrezzature mediche avanzate sono necessarie per salvare i contagiati, l’elemento umano è quello che meglio conduce al superamento della crisi – il caloroso affetto del personale che, con un sorriso e un tocco della mano, trasmette speranza e sostegno.

La Giuria inoltre apprezza il documentario per come mostra il progressivo successo nei tre episodi di lotta alla pandemia: scoperta, contenimento, terapia.  Attraverso questo viaggio simbolico, il documentario spiega perché, malgrado gli inevitabili problemi, e’ opportuno studiare l’esperienza italiana.  Dopo la Cina, all’origine del dramma, l’Italia è stato il primo paese colpito su grande scala. A Viso Aperto mostra che questo non invidiabile privilegio apporta insegnamenti a tutto il mondo: l’importanza delle scelte preventive (maschera, quarantena, distanziamento) che permettono di privilegiare al contempo salute ed economia;  il ruolo della terapia, con la grande voglia di sconfiggere il virus basando le cure su dati, fatti e (come ammette un docente intervistato) errori; e la volontà di innovare, apprendendo dai momenti di successo ed insuccesso, in Italia ed altrove.

Il documentario termina con una nota di ottimismo fotogenico: gli illustri personaggi della medicina nazionale lentamente si tolgono la mascherina, simbolicamente mostrando la sconfitta del virus. A posteriori il messaggio è prematuro, come gli eventi in corso indicano. Comunque, la giuria del Premio Res Publica interpreta questi episodi in funzione catartica.  Mostrano che nessuna struttura sanitaria al mondo affronta il dramma del Covid-19 senza conseguenze, anche se ci sono salutari pause tra una manifestazione del virus, e quella successiva. La liberazione del volto dal tessuto protettivo non significa fine dell’incubo: di fatto, non sappiamo se, ne’ come questo accadrà.  E’ un tributo a professionisti e reparti sanitari oltre i confini nazionali – eroi che hanno oltrepassato ogni limite fisico e/o psicologico a servizio del prossimo, avventurandosi su un percorso dalla destinazione tutt’ora incerta, ma con certa volontà di successo.

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